Analisi Critica
a cura di Roberto Mutti
La fotografia ha conosciuto nella sua storia ogni serie di rivoluzioni e ad ognuna di esse è corrisposta una profonda riflessione sul linguaggio. Per molti, tuttavia, l’attuale irruzione del digitale sembra essere concepita più che altro come un’innovazione esclusivamente tecnica; solo i più attenti e riflessivi fra i fotografi ne sanno quindi sfruttare le enormi potenzialità espressive.
E’ in questo ambito che opera Giorgio Lo Cascio, con la precisa consapevolezza di muoversi alla ricerca di uno spazio dove l’inventiva sa scoprire nuove dimensioni del reale. Come ogni autore che si rispetti, mostra nelle sue opere i segni di una formazione culturale – in questo caso quella architettonica – che si ritrova soprattutto nell’ articolata ricerca delle sue composizioni. Il fatto di aver molto viaggiato ha inoltre costituito un ulteriore elemento di confronto fra mondi e visioni diverse che ha profondamente influenzato la sua poetica. I tanti scatti realizzati in varie parti del mondo sono nel tempo diventati il ricco archivio cui accedere per dare vita a un’inedita realtà: è un’operazione simile a quella che il nostro cervello compie quando, per creare un’idea o un progetto, utilizza frammenti di ricordi, di esperienze, di sensazioni. Esattamente come in quel caso, non è molto importante che le fotografie riprendano il particolare di una nuvola, l’insieme di un paesaggio o un ritratto ma che abbiano le caratteristiche per poter essere utilizzate come tessere di un grande mosaico dominato da un’atmosfera allusivamente surrealista.
Non è un caso che Giorgio Lo Cascio dedichi un intero progetto dei suoi alle utopie smentendone ironicamente l’etimologia perché i suoi non sono affatto non luoghi ma strutture capaci di includere mille realtà che il fotografo accosta con sapiente equilibrio. Ne risulta un mondo che di primo acchito sembra generato dalla pura fantasia: eppure, basta soffermarsi sui tanti particolari che rendono vive queste immagini per accorgersi che ognuno sa creare dei rimandi e raccontarci storie dotate di un fascino misterioso. Perché la fotografia ha da sempre posseduto una particolare dote, quella di aiutarci a guardare dentro le cose per farcene scoprire l’intima natura.
***